sábado, 31 de maio de 2008

Consorzio Tutela Brunello di Montalcino


Il Consorzio

Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcinoè nato nel 1967 all'indomani del riconoscimento dellaD.O.C., come libera associazione fra i produttori,intenzionati a tutelare il loro vino il cui prestigiosempe più andava affermandosi. Il Consorzio del VinoBrunello di Montalcino ha rappresentato in questi anni unostrumento di scrupolosa e responsabile autodisciplina, inoltreha sollecitato un coagulo fra aziende vecchie e nuove, piccole e grandi, così che le consolidate e sagge abitudini sono diventate una comune strategia per il successo qualitativo.

Brunello di Montalcino

Il Brunello di Montalcino è un vino visivamente limpido, brillante, di colore granato vivace. Ha profumo intenso, persistente, ampio ed etereo. Si riconoscono sentori di sottobosco, legno aromatico, piccoli frutti, leggera vaniglia e confettura composita.Al gusto il vino ha corpo elegante ed armonico, nerbo e razza, è asciutto con lunga persistenza aromatica.Per le sue caratteristiche, il Brunello di Montalcino sopporta lunghi invecchiamenti, migliorando nel tempo. Difficile dire quanti anni questo vino migliora in bottiglia. Ciò dipende infatti dall'annata. Si va da un minimo di 10 anni fino a 30, ma può essere conservato anche più a lungo.Naturalmente va conservato nel modo giusto: in una cantina fresca, ma soprattutto a temperatura costante, buia, senza rumori e odori; le bottiglie tenute coricate.

Abbinamenti con il BRUNELLO DI MONTALCINO
L'eleganza e il corpo armonico del vino permettono abbinamenti con piatti molto strutturati e compositi quali le carni rosse, la selvaggina da penna e da pelo, eventualmente accompagnate da funghi e tartufi.Il Brunello è inoltre vino da abbinamento ottimale con formaggi: tome stagionate, Parmigiano reggiano, pecorino toscano. Trova anche abbinamento ottimale con piatti della cucina internazionale a base di carni o con salse strutturate.Il Brunello, per le sue caratteristiche, é godibile anche quale vino da meditazione. Il vino Brunello di Montalcino deve essere servito in bicchieri di cristallo dalla forma ampia, panciuta, al fine di poterne cogliere il bouquet composito ed armonioso.Il vino dovrà essere servito ad una temperatura di circa 18°C-20°C. Per il vino molto invecchiato è consigliabile la decantazione in caraffa di cristallo, al fine di meglio ossigenarlo e di proporlo nella sua totale purezza.

Evoluzione commerciale del BRUNELLO DI MONTALCINO
Il Brunello di Montalcino è così famoso che, si dice, abbia allietato molte mense importanti.Il Brunello di Montalcino, pressoché sconosciuto al di fuori della zona di produzione e di una ristretta cerchia di intenditori sino alla metà degli anni '60, è divenuto sempre più conosciuto nel decennio successivo sino a diventare, forse, il più quotato vino italiano di qualità.Per comprendere questo successo, si ricorda che dell'annata 1975 furono imbottigliate circa 800.000 bottiglie da circa 25 aziende, mentre nell'annata 1995 ne sono state imbottigliate circa 3.500.000 da circa 120 aziende.Questi numeri fanno anche comprendere la preziosità di questo vino, ricercato per le tavole più raffinate sparse in tutto il mondo. Le ragioni del fenomeno vanno ricercate nelle obiettive qualità organolettiche del vino, nella rotondità ed armonia del gusto , negli intensi profumi e nelle grandi possibilità di evoluzione con l'invecchiamento.Il Brunello di Montalcino non è un fenomeno solo italiano, ma soprattutto mondiale. Non esiste paese, dove vengano consumati vini di qualità, in cui questo vino non sia presente.Diremmo anzi che il Brunello di Montalcino è la punta di diamante che, penetrando in tutti i mercati, contribuisce ad elevare l'immagine del vino italiano.Bisogna infine rilevare che il suo gusto armonioso e aristocratico ha conquistato, all'estero, non solo i tradizionali conoscitori dei vini italiani, ma anche i palati non abituati ai nostri vini.

Disciplinare di produzione del BRUNELLO DI MONTALCINO
Ritenuta una delle maggiori espressioni dell'enologia italiana, il Brunello di Montalcino è prodotto esclusivamente con uva Sangiovese (denominato a Montalcino, "Brunello") secondo le norme di un severo disciplinare che, oltre a fissare limiti di resa ad ettaro, periodo di invecchiamento, caratteristiche del prodotto, stabilisce che prima della commercializzazione, il vino sia sottoposto all'esame di un'apposita commissione per il riconoscimento dei requisiti di particolare pregio onde fregiarsi della DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA E GARANTITA (D.P.R. 1/7/1980 e successive modificazioni).

- Zona di produzione: Comune di Montalcino
-
Vitigno: Sangiovese (denominato, a Montalcino, "Brunello")
- Resa massima dell'uva: 80 quintali per ettaro
- Resa dell'uva in vino: 68%- Affinamento in legno obbligatorio: 2 anni in rovere
- Affinamento in bottiglia obbligatorio: 4 mesi (6 mesi per il tipo Riserva)
- Colore: rosso rubino intenso tendente al granato per l'invecchiamento
- Odore: profumo caratteristico ed intenso
- Sapore: asciutto, caldo, un po' tannico, robusto ed armonico
- Gradazione alcolica minima: 12,5% Vol.
- Acidità totale minima: 5 g/lt
- Estratto secco netto minimo: 24 g/lt
- Imbottigliamento: può essere effettuato solo nella zona di produzione
- Immissione al consumo: dopo 5 anni dall'anno della vendemmia (6 anni per il tipo Riserva)
- Confezionamento: il Brunello di Montalcino può essere posto in commercio solo se confezionato in bottiglie di forma bordolese.

Grappolo di Uve Sangiovese

Storia di Montalcino e dei suoi vini

Come un'isola nel cuore della Toscana il colle di Montalcino offre a chi arriva salendo dalle valli che lo circondano il sapore di una conquista progressiva, dell'approdo felice.Forse per la posizione geografica, lontano dalle affollate arterie di comunicazione o forse per la purezza dell'aria che pervade un panorama ancora intatto e selvaggio, davvero la visita a Montalcino può rivelarsi ricca di suggestioni coinvolgendoti in quel magico rapporto tra uomo e natura, che qui ha la rarità di essere assolutamente spontaneo. Da sempre dedita al lavoro del bosco e dei campi, la gente di questa città conobbe momenti di giustificata gloria durante la lotta per le libertà comunali nel XVI secolo, resistendo lungamente agli assedi francesi e spagnoli.Ma certamente, l'immagine migliore, Montalcino, la rivela proprio grazie al dono più prezioso della sua terra, dura e generosa insieme: il vino. Già apprezzata nei secoli passati, la produzione enologica era anche qui rimasta fedele ai canoni ormai affermati nella tradizione toscana.Fu solo verso la fine del secolo scorso che iniziarono i primi esperimenti tesi a valorizzare, esaltandole, le caratteristiche di una materia prima e di un ambiente senz'altro particolari.Nacque così il Brunello ed ancora oggi nasce come frutto di tenace passione, con amore custodito durante gli anni di affinamento in cantina prima di presentarsi al mondo che ha imparato, a sua volta, ad amarlo, fine e principio di una leggenda che ogni bottiglia rinnova.

Uve Sangiovese

Il territorio di Montalcino: clima, suolo e posizione dei vigneti

La zona di produzione coincide con il territorio comunale di Montalcino.Distribuite su di esso secondo la migliore tradizione viticola dell'ambiente e mirabilmente inserite nella bellezza del paesaggio, le aziende di Montalcino offrono l'opportunità di piacevoli itinerari enoturistici. Passando per i borghi caratteristici e fitte macchie boschive si scopriranno i vigneti ben curati, le cantine perfettamente attrezzate ed ordinate: segreti, questi, ed orgoglio di ogni fattoria, dalla più piccola a quella più grande.Il comune di Montalcino si trova a 40 Km in direzione sud da Siena. Il territorio delimitato dalle valli dell'Orcia, dell'Asso e dell'Ombrone assume una forma quasi circolare con un diametro di 16 Km e con una superficie di 24.000 ettari.L'economia è prevalentemente agricola e, in quest'ambito, la vite occupa una piccola parte della superficie che è così suddivisa: per il 50% coperta da bosco e incolti; il 10% da oliveto, l'8% da vigneto di cui poco più della metà sono iscritti all'albo del vino Brunello di Montalcino, la rimanente parte a seminativo, pascoli ed altre colture.La collina di Montalcino, essendosi formata in ere geologiche diverse, presenta caratteristiche del suolo estremamente mutevoli per costituzione e struttura, per cui è difficile fare generalizzazioni di una certa ampiezza. Le zone più basse sono costituite da terreni originatasi per trasporto di detriti con strato attivo profondo, del quaternario, abbastanza sciolti. Salendo, il terreno si arricchisce di scheletro mentre lo strato attivo si riduce essendo suoli formatisi dalla decomposizione di rocce originarie, in particolare galestro ed alberese. I terreni sono mediamente argillosi, ricchi di calcare, frammisti ad ampie zone tufacee, tendenzialmente magri. Sono presenti, inoltre , terreni derivati da stratificazioni tipiche del senese destinati esclusivamente alla cerealicoltura. Il clima è tipicamente mediterraneo con precipitazioni concentrate nei mesi primaverili e tardo autunnali (media annuale 700 mm.). In inverno, al di sopra dei 400 metri non sono rare le nevicate. La vicinanza del Monte Amiata (altezza m.1740) in zona sud-est, crea una protezione naturale contro il verificarsi di eventi di particolare intensità quali nubifragi o grandinate. La fascia di media collina dove è concentrata la maggior parte delle aziende vitivinicole, non è interessata da nebbie , gelate o brinate tardive che si possono verificare nelle zone vallive, mentre la frequente presenza di vento garantisce le condizioni migliori per lo stato sanitario delle piante. Il clima prevalentemente mite e con un elevato numero di giornate serene durante l'intera fase vegetativa, assicura una maturazione graduale e completa dei grappoli. La presenza sul territorio di versanti con orientamenti diversi, la marcata modulazione delle colline e lo scarto altimetrico tra zone vallive e il territorio più alto (Poggio Civitella), determina dei microambienti climatici molto diversi tra di loro, malgrado, talvolta, l'estrema vicinanza delle zone. La forma di allevamento più diffusa nella vigna di Montalcino è il cordone speronato, ottenuto mediante potatura corta (a 2 gemme) di un numero variabile di cornetti a ceppo. L'altra forma in uso per il Brunello di Montalcino è quella dell'archetto (Guyot modificato) che affida ad un unico tralcio, potato con 6-10 gemme, la responsabilità della futura vegetazione.

Enoabracos,
Simone Ferreira
LCB

Consorzio Tutela del Gavi

DISCIPLINARE Dl PRODUZIONE DEI VINI A DENOMINAZIONE DI ORIGINE CONTROLLATA E GARANTITA "GAVI" O "CORTESE DI GAVI"

Art. 1.
La denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi", già riconosciuta come denominazione di origine controllata con decreto del Presidente della Repubblica 26 giugno 1974, è riservata ai vini bianchi che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione. Tali vini sono i seguenti:
"Gavi" o "Cortese di Gavi" tranquillo;"Gavi" o "Cortese di Gavi" frizzante;"Gavi" o "Cortese di Gavi" spumante.

Art. 2.
La denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi" con la specificazione "tranquillo", "frizzante", "spumante" è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti da vigneti, presenti in ambito aziendale, composti dal solo vitigno Cortese.
Art. 3.
La zona di produzione delle uve che possono essere destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi", di cui all'art. 1, è così delimitata: partendo dall'estremo punto nord, corrispondente con l'incrocio fra la strada provinciale Novi Ligure-Gavi e la via Egidio Raggio dell'abitato di Novi Ligure la linea di delimitazione segue la via Egidio Raggio sino all'incrocio con la strada statale n. 35-bis. Seguendo la strada statale n. 35-bis verso Serravalle Scrivia attraversa l'abitato Serravalle Scrivia sino al bivio con la provinciale Gavi- Serravalle Scrivia, quindi percorrendo detta strada provinciale raggiunge la galleria nei pressi della cascina Grilla. Dalla galleria in località cascina Grilla, il comprensorio è delimitato dallo spartiacque sino al limite dei confini tra i comuni di Gavi e Arquata Scrivia. Quindi la linea di delimitazione segue i confini esterni dei comuni di Gavi, Carrosio, Bosio, Parodi e S. Cristoforo, includendo nella zona di produzione l'intero territorio di detti comuni. Seguendo il confine tra i comuni di S. Cristoforo e Castelletto d'Orba, la linea di delimitazione attraversa la strada provinciale S. Cristoforo-Capriata d'Orba, sino a raggiungere il confine di Capriata d'Orba. Segue quindi il confine tra i comuni di Capriata d'Orba e Castelletto d'Orba ad incontrare nuovamente la strada provinciale S. Cristoforo-Capriata d'Orba. Percorrendo detta strada la linea di delimitazione raggiunge il bivio per Francavilla Bisio e proseguendo per la strada Capriata d'Orba-Francavilla raggiunge l'abitato di Francavilla Bisio. Segue un breve tratto della strada Francavilla Bisio-Basaluzzo sino al bivio con la strada per Pasturana in località Madonnetta. Segue detta strada, verso Pasturana, fino al ponte sul Rio Riasco; segue il corso di detto Rio, verso monte, sino a raggiungere il ponte sulla strada Tassarolo-Novi Ligure. Percorre quindi la strada Tassarolo-Novi Ligure sino al bivio con la strada Gavi-Novi Ligure e successivamente detta strada sino all'incrocio con la via Egidio Raggio nell'abitato di Novi Ligure.

Art. 4.
Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione di vini a denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi" devono essere quelle tradizionali della zona, e comunque atte a conferire alle uve e al vino derivato le specifiche caratteristiche di qualità. Sono pertanto da considerare idonei unicamente i vigneti collinari di giacitura ed orientamento adatti ed i cui terreni siano di natura calcarea-argillosa-marnosa, con esclusione delle giaciture pianeggianti ed umide di fondovalle. I sesti di impianto, le forme di allevamento ed il sistema di potatura nei nuovi impianti devono essere quelli tradizionali, e comunque atti a non modificare le caratteristiche delle uve e del vino. I nuovi impianti ed i reimpianti dovranno avere un numero di ceppi per ettaro non inferiore a 3.300. La resa massima di uva per ettaro dei vigneti, in coltura specializzata, destinati alla produzione dei vini di cui all'art. I non deve essere superiore a 9,5 tonnellate. Fermo restando il limite massimo sopra indicato, la produzione massima per ettaro in coltura promiscua deve essere calcolata in rapporto all'effettiva superficie coperta dalla vite. Nelle annate favorevoli i quantitativi di uve ottenuti e da destinare alla produzione dei vini a d.o.c.g. "Gavi" o "Cortese di Gavi" devono essere riportati nel limite di cui sopra, fermo restando il limite resa uva-vino per i quantitativi di cui al comma successivo, purchè la produzione globale non superi del 20% il limite medesimo; oltre tale valore decade il diritto alla denominazione di origine controllata e garantita per tutto il prodotto. La resa massima dell'uva in vino finito non deve essere superiore al 70%. Qualora superi questo limite ma non il 75%, l'eccedenza non ha diritto alla d.o.c.g. Oltre il 75% decade il diritto alla d.o.c.g. per tutto il prodotto. La Regione Piemonte, sentito il parere degli interessati, con proprio decreto, può modificare di anno in anno, prima della vendemmia, il limite massimo di produzione delle uve per ettaro per la produzione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi" inferiore a quello fissato dal presente disciplinare, ai sensi della legge n. 164/1992, dandone comunicazione immediata al Ministero per le politiche agricole - Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini. Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare ai vini a denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi" un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 9,50% vol. per le tipologie tranquillo e frizzante, e di 9,00% vol. per la tipologia spumante. Le partite di uve destinate alla spumantizzazione dovranno costituire oggetto di separata registrazione e denuncia.

Art. 5.
Le operazioni di vinificazione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi" devono essere effettuate nell'interno della zona di produzione delimitata dall'art. 3. Nella vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti, atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche.

Art. 6.
I vini a denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi" all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
Tipologia: tranquilloaspetto: limpido;colore: paglierino più o meno intenso;odore: caratteristico, delicato;sapore: asciutto, gradevole, di gusto fresco ed armonico;titolo alcolometrico volumico totale minimo:10,50% vol.;acidità totale minima: 5,0 g/l;estratto secco netto minimo: 15,0 g/l.Tipologia frizzanteaspetto: limpido;colore: paglierino più o meno tenue;odore: fine, delicato, caratteristico;sapore: asciutto, gradevole, di gusto fresco ed armonico;titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% voI.;acidità totale minima: 5,0 g/l;estratto secco netto minimo: 15,0 g/l.Tipologia spumanteaspetto: limpido;colore: paglierino più o meno tenue;spuma: fine e persistente;odore: fine, delicato, caratteristico;sapore: armonico, pieno, asciutto. gradevole;titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10,50% vol.;acidità totale minima: 5,0 g/l;estratto secco netto minimo: 15,0 g/l.
E' facoltà del Ministero per le politiche agricole - Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini - modificare con proprio decreto, per i vini di cui al presente disciplinare, i limiti minimi sopra indicati per l'acidità totale e l'estratto secco netto. In relazione all'eventuale conservazione in recipienti di legno, il sapore del vino "Gavi" o "Cortese di Gavi", nella tipologia "Tranquillo", può rivelare lieve sentore di legno.

Art. 7.
Nella presentazione e designazione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi" è vietata l'aggiunta di qualsiasi qualificazione aggiuntiva diversa da quelle previste dal presente disciplinare, ivi compresi gli aggettivi "extra", "fine", "scelto", "selezionato", e similari. E' consentito l'uso di indicazioni che facciano riferimento a nomi, ragioni sociali, marchi privati non aventi significato laudativo e non idonei a trarre in inganno l'acquirente. E' consentito l'uso di indicazioni geografiche e toponomastiche aggiuntive che facciano riferimento a comuni, frazioni, fattorie, zone e località, dalle quali effettivamente provengono le uve da cui i vini così qualificati sono stati ottenuti, purchè nel rispetto delle normative vigenti in materia. E' consentito l'uso di indicazioni toponomastiche aggiuntive che facciano riferimento alle "vigne" dalle quali effettivamente provengano le uve da cui il vino così qualificato è stato esclusivamente ottenuto, a condizione che tali vigne siano indicate ed evidenziate separatamente all'atto della denuncia all'albo dei vigneti e che le uve da esse provenienti ed i vini da esse separatamente ed unicamente ottenuti siano distintamente indicate e caricati rispettivamente nella denuncia annuale di produzione delle uve e nei registri obbligatori di cantina. In sede di designazione, la indicazione del comune deve figurare in etichetta e negli imballaggi al di sotto della dicitura "denominazione di origine controllata e garantita", riportando esclusivamente la dicitura "del comune di …"purchè il vino sia prodotto nel Comune indicato. E' obbligatorio riportare in etichetta l'indicazione dell'annata di produzione delle uve per i vini d.o.c.g. "Gavi" o "Cortese di Gavi" nelle tipologie "tranquillo", "frizzante" e "spumante" elaborato con metodo Charmat. Per il vino a d.o.c.g. "Gavi" o "Cortese di Gavi" spumante deve essere indicata in etichetta l'annata di sboccatura, mentre resta facoltativa l'indicazione del millesimo riferito alla vendemmia.

Art. 8.
L'aumento del titolo alcolometrico volumico del mosto o del vino nuovo ancora in fermentazione, destinato a produrre vini a d.o.c.g. "Gavi" o "Cortese dl Gavi" deve essere ottenuto mediante mosto di uve concentrato ottenuto dalle uve di vigneti della varietà Cortese prodotte nella zona di cui all'art. 3, iscritti all'albo dei vigneti della denominazione di origine controllata e garantita "Gavi" o "Cortese di Gavi", o con mosto concentrato rettificato.


Salvano Srl- Vino Gavi 2005
Storia di un nobile vitigno piemontese: il Gavi docg
La vocazione vitivinicola del gaviese ha certamente origini molto antiche: il primo documento che testimonia tale realtà risale al 3 giugno 1072 ed è conservato nell'Archivio di Stato di Genova. Vi si parla della cessione in affitto da parte del vescovo di Genova a due cittadini gaviesi di vigne e castagneti in località Meirana. Il ritrovamento di introiti del 1373 riferiti alla destinazione di vino delle castellanie di Parodi e Tagliolo al mercato genovese, suggerisce come il vino prodotto nel Basso Piemonte abbia un mercato tutt'altro che trascurabile già in epoca medievale.Il primo riferimento specifico al vitigno Cortese si riscontra nelle lettere scritte dal fattore del castello di Montaldeo al marchese Doria, nel 1659 e nel 1688, dove si parla di impiantamenti di "viti tutte di cortese, qualche fermentino, nebbioli dolci ( varietà a bacca nera )". Successivamente, nel 1799 il conte Nuvolone cita il cortese nella forma dialettale corteis.Nel 1876 il marchese Cambiaso, proprietario delle tenute Centuriona e Toledana, crea i primi impiantamenti specializzati a cortese di grandi dimensioni e il suo esempio viene seguito in breve tempo dalle famiglie Raggio, Serra, Sartorio e Spinola. E' l'inizio dell'era moderna del Gavi che può vantare il primo trattato ampelografico già a partire dal 1870, quando Demaria e Leardi stendono una descrizione accurata del Cortese. Lo definiscono, tra l'altro, particolarmente adatto alla spumantizzazione, grazie soprattutto all'opera dell'enologo francese Luigi Oudard ( curatore delle cantine del conte di Cavour a Grinzane) che per primo utilizzò il Cortese per i suoi spumanti.Nella stessa epoca il Cortese varca i limiti dei confini nazionali, raggiungendo i mercati di Germania, Svizzera e Sud America, mentre nella vicina Francia viene inserito nelle Mille Varietés de Vignes a opera del Pulliat nel 1888. Il prestigio crescente di questo vitigno in Italia e all'estero fa aumentare la produzione di vino, permettendogli di assumere un peso sempre maggiore nell'economia locale.Nei primi anni del Novecento la minaccia della filossera ( temibile malattia della vite , oggi ormai debellata) imponendo un rinnovamento pressoché totale dei vigneti europei, determina, paradossalmente, una considerevole crescita della produzione di Cortese. In tale circostanza, infatti, molti viticoltori gaviesi, costretti a reimpiantare le vigne, destinano uno spazio sempre maggiore al Cortese.Nel 1974 il "Gavi o Cortese di Gavi" si fregia della DOC e a partire dal 1998 della DOCG, un riconoscimento che permetterà di consolidarne il prestigio internazionale e, soprattutto, di migliorare - attraverso rese più basse (ovvero una minor produzione di uva per ettaro) - la qualità di questo nobile vino piemontese.Il disciplinare delimita la zona di produzione a circa 1.100 ettari compresi in 11 comuni: singolare l'analogia numerica con i paesi del Barolo, il grande rosso piemontese di cui il Gavi è considerato l'omologo tra i bianchi. Il luogo comune secondo cui il Gavi sarebbe un vino da bere esclusivamente giovane è ormai smentito dai fatti: degustazioni di Gavi di cinque, dieci e più anni dimostrano che risulta perfettamente conservato e anzi organoletticamente impreziosito dal lungo affinamento.Ciò nonostante esiste una lunga schiera di Gavi che fanno della freschezza il loro punto di forza, non disgiunta peraltro da buona struttura ed equilibrio. Il vitigno Cortese si trova infatti a suo agio in tipologie diverse tra loro: fermo o spumante, giovane o maturo, affinato in legno o in acciaio.Puntare sulla qualità e sul radicamento in un territorio unico per bellezza, tradizioni e cultura è la sfida dei produttori del Gavi al mercato globale.
Tratto da "Le Vie del Gavi " Autori: Maurizio Fava, Gigi Gallareto Slow Food Editore 1998

Grappoli di Uve Cortese

CICLO BIOLOGICO DELLA VITE E DEL CORTESE
La fenologia è la branca dell' ecologia che studia i rapporti tra i fattori climatici e la manifestazione stagionale di alcuni fenomeni della vita vegetale. La vite ripete ogni anno un ciclo vegetativo costante le cui fasi fenologiche partono dal "pianto", che è la manifestazione della nuova attività delle radici, e proseguono con il germogliamento, lo sviluppo fogliare, l'emissione dell'infiorescenza, la fioritura, lo sviluppo dei frutti, la maturazione degli acini e la raccolta, per finire con la senescenza, e l'inizio della stasi vegetativa. Si definisce "pianto", il liquido che esce dalle ferite di potatura della vite in primavera, ad indicare che le radici hanno una forte attività, condizionata dall'aumento della temperatura del suolo, dovuto alla maggiore insolazione ( a partire da 11° C ). Invece la schiusura delle gemme si ha, secondo diversi autori, a temperature variabili dai 7° ai 13°, e la rapidità del germogliamento aumenta progressivamente con temperature costanti sino a 18°. Una fase fenologica importante è la fioritura, tra la prima e seconda decade di giugno, che coincide con la piena attività della vegetazione. L'andamento del clima in questa fase è determinante per lo sviluppo futuro della vite, che risulta fortemente influenzato dalle temperature, dalla pioggia che può rallentare la fase fenologica danneggiando il polline, e dai trattamenti antiparassitari. Tra la fine del mese di giugno e l'inizio di luglio, si riscontra l'allegagione, ossia la trasformazione di alcuni fiori in piccoli frutticini, mentre gli altri abortiscono e cadono (la "colatura", è fenomeno abbastanza normale entro certe percentuali). Successivamente, la crescita del frutto è dovuta ad una moltiplicazione cellulare molto intensa, e la fotosintesi da parte delle bacche è sufficiente al loro sviluppo; dopo di ché la crescita della bacca si arresta quando il seme raggiunge la sua massima dimensione e si rileva un aumento progressivo del contenuto di zuccheri (glucosio e fruttosio) con relativa riduzione degli acidi (siamo arrivati alla fase della maturazione). Prima della vendemmia si riscontra la maturazione dei tralci che si colorano perdendo acqua e assumendo consistenza legnosa: questa fase viene definita "agostamento", in riferimento al mese in cui essa si compie. Infine, dopo la raccolta delle uve, inizia la fase di caduta foglie che si può protrarre sino a novembre inoltrato, in relazione all'intensità del freddo; a conclusione di questo stadio la vite si accinge al riposo invernale prima della ripresa primaverile.

Elenco delle principali fasi fenologiche e periodo medio del vitigno cortes
Gemma dormiente-Inverno sino a fine marzo

Gemma cotonosa-Metà aprile-Dal 1 al 15/4
Abbozzo fogliare-Fine aprile-Dal 15 al 30/4

Foglie distese-Prima decade di maggio-Dal 1 al 10/5

Da grappoli visibili a grappoli separati-Seconda metà di maggio-Dal 15 al 30/5

Bottoni fiorali separati-Prima settimana di giugno-Dal 1 al 5/6

Fioritura-Intorno alla metà di giugno-Dall'8 al 18/6

Da allegagione a prechiusura grappolo-Dalla fine di giugno, sino alla 2° decade di luglio-Dal 20/6 al 20/7

Da chiusura ad invaiatura-Da fine luglio alla 1° decade di agosto-Dal 20/7 al 10 /8

Maturazione-Dalla 2° decade di agosto a metà settebre (vendemmia)-Dal 15/8 al 18/9

Le epoche fenologiche indicate, sono situazioni medie, in quanto possono essere leggermente variabili in funzione delle caratteristiche meteo dell'annata e del tipo di vigneto in osservazione (esposizione, età, tipo di conduzione ..) .
Davide Ferrarese - Responsabile Tecnico del Consorzio

Enoabracos,
Simone Ferreira
LCB

Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero



Salvano Srl- Barolo 2001
Barolo
E’ il grande vino italiano per eccellenza, ottenuto da uve nebbiolo. Nasce nel cuore delle colline di Langa, a ridosso della città di Alba: magnifico anfiteatro di colline ordinate da distese geometriche di vigneti, che in autunno, complice la luce del sole al tramonto, si accendono di meravigliosi colori, quali nemmeno la tavolozza di un pittore impressionista saprebbe imitare sulla tela. 11 Comuni che si inseguono in un magico itinerario di colline, cesellate dall’opera assidua dei venti e disegnate dalla mano esperta dell’uomo. Paesi che hanno tutti una storia antica da raccontare, paesi che suscitano emozioni autentiche in chi le sa cogliere da una pietra, da un castello, da una cascina, da un fiore...
Fu il vino della marchesa Giulia Colbert Falletti, signora di Barolo e delle sue terre, del Conte Camillo Benso di Cavour, sindaco per anni di Grinzane, ebbe il grande onore di comparire sulle mense di casa Savoia .
Significativo a questo punto l’episodio delle trecento e più carrà di vino, una per ogni giorno dell’anno, che a Torino passarono per Via Roma per raggiungere Palazzo Reale, immaginatevi lo stupore e la curiosità della gente che soleva passeggiare già allora sotto i portici e sostare tranquillamente nei caffè, che la marchesa Giulia aveva inviato all’allora re Carlo Alberto, su sua espressa richiesta, curioso di assaggiare gli eccellenti vini che si producevano in quelle terre . Carlo Alberto ne fu così entusiasta che acquistò il castello di Verduno con annesse terre, le tenute di Pollenzo e Santa Vittoria d’Alba.
E ‘ il vino che sa creare l’atmosfera delle grandi occasioni Vendemmia dopo vendemmia riesce a dare il meglio di sé, confermando classe e finezza, eleganza e qualità superiori. Stupisce per la grande varietà di sfumature e di profumi che fanno di ogni annata un evento unico ed irripetibile.
Senza ombra di dubbio non si tratta di un vino facile, ma di un complesso di sensazioni olfattive e gustative, ogni volta diverso, nell’ immensa gamma di sfumature che porta con sé. Vino di grande struttura che affascina ogni volta in maniera diversa, in grado di destare emozioni sempre nuove, sempre diverse.

Di fronte a un calice di Barolo il cuore si riscalda e la mente si apre, andando col pensiero alle colline di Langa, trapunte di borghi antichi e di fieri castelli Terra dove il vitigno e l’ambiente sono uniti in un connubio eccezionale, che trova la sua massima esaltazione grazie al lavoro attento e all’esperienza dell’uomo maturata in due secoli di storia.

IL DISCIPLINARE IN SINTESI
Riconoscimento della D.O.C.: D.P.R. del 23 Aprile 1966 Riconoscimento della D.O.C.G.: D.P.R. del 1 Luglio 1980
Vitigno: Nebbiolo al 100% nelle sottovarietà “Michet” “Lampia” “Rosè” Zona di produzione: Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba per l’intero territorio comunale, La Morra, Novello, Monforte d’Alba, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Roddi e Cherasco per una parte. Produzione massima per ettaro: 80 quintali per 52 ettolitri di vino pari a 6.933 bottiglie di vino da 75 cl. Invecchiamento minimo per legge: 3 anni a partire dal 1° Gennaio successivo alla raccolta delle uve, di cui 2 in botti di legno di castagno o di rovere. E’ un vino che per le sue caratteristiche ben si appresta ad un affinamento prolungato. La specificazione “Riserva” può essere riportata in etichetta solo dopo 5 anni di conservazione in cantina, calcolati sempre a partire dal 1° Gennaio successivo alla raccolta delle uve.
Gradazione alcolica minima: 13 gradi Acidità totale minima: 5 per mille Estratto secco minimo: 23 g/litro
Il vino Barolo sottoposto a un periodo di affinamento di almeno cinque anni può fregiarsi della specificazione aggiuntiva di “riserva”. Partendo da vino Barolo docg si può ottenere il Barolo Chinato, grazie all’aggiunta di alcool e di un infuso di erbe aromatiche con netta prevalenza di china.

LE CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
Colore: rosso granato vivace in cui traspaiono sfumature rubino che con il passare degli anni tendono verso l’aranciato.
Profumo: presenta un bouquet composito ed etereo di eccezionale ricchezza, armonia e completezza. Gradevole ed intenso fa pensare ai profumi tipici della Langa in cui nasce, al tartufo bianco, ai funghi secchi. Il frutto fresco dei primi mesi spazia, durante l’evoluzione successiva, nell’universo delle spezie. Pertanto la violetta, la rosa, la liquirizia, e la fragranza degli altri frutti appena colti, tipo la ciliegia aprono l’avventura nel regno esotico delle spezie, dove si assommano sentori di vaniglia, di cannella e di pepe verde.
Sapore: gradevolmente asciutto e completo, robusto ed armonico. In bocca si rivela caldo, austero, lungamente persistente; svela stoffa vellutata e nerbo netto; ha razza piena, carattere e straordinaria aristocrazia, concludendo con sentori di liquirizia. Una calda sinfonia di sapori e sensazioni che dona al consumatore attento soddisfazione e piacere.

Tratto da: v AAVV., Atlante delle etichette del Barolo, edizione a cura dell’Associazione Vignaioli Piemontesi, Camera di Commercio di Cuneo, giugno 2000. v Albo Vigneti, pubblicazione della Camera di Commercio di Cuneo.
Salvano Srl- Barbaresco 2003
Barbaresco

IL DISCIPLINARE IN SINTESI
Riconoscimento della D.O.C.: D.P.R. del 23 Aprile 1966Riconoscimento della D.O.C.G.: D.P.R. del 3 ottobre 1980

Vitigno: Nebbiolo al 100% nelle sottovarietà “Michet” “Lampia” “Rosè”Zona di produzione: Barbaresco, Neive, Treiso e parte di San Rocco Seno d’Elvio, frazione di Alba.Produzione massima consentita: 80 quintali ad ettaro di vigna specializzata, corrispondenti a 52 ettolitri e a 6933 bottiglie di vino da 75 cl.
Invecchiamento minimo: 2 anni a partire dal 1° Gennaio successivo alla raccolta delle uve, di cui uno in botte di castagno o di rovere. La specificazione “Riserva” può essere riportata in etichetta solo dopo 4 anni di conservazione in cantina, calcolati a partire dal 1° Gennaio successivo alla raccolta delle uve.
Gradazione alcolica minima: 12,5 gradi Acidità minima: 5,00 per mille Estratto secco minimo: 23g/litro

LE CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
Colore: rosso granato vivo in cui traspaiono sfumature rubino, che con il passare degli anni tendono verso l’aranciato. Profumo: fine ed elegante, presenta un bouquet composito ed etereo in cui spicca un’eccezionale armonia e completezza. Il frutto fresco dei primi mesi spazia, durante la sua evoluzione successiva, nell’universo delle spezie. Pertanto alla violetta, alla rosa canina, al geranio, spesso alla mela e alla ciliegia si assommano sentori di vaniglia, di cannella, di pepe verde, di confettura di frutta, addirittura ai fiori e alle foglie secche del sottobosco. Sapore: asciutto, pieno, carezzevole, di gentile robustezza, austero ma vellutato, armonico, morbido, svela stoffa continua, razza, carattere e straordinaria aristocrazia, piacevolmente equilibrato, giustamente tannico lascia un retrogusto delicatamente amarognolo.

Tratto da: v AAVV., Atlante delle etichette del Barbaresco, edizione a cura dell’Associazione Vignaioli Piemontesi, Camera di Commercio di Cuneo, giugno 1999 v Albo Vigneti, Pubblicazione a cura della Camera di Commercio di Cuneo.
Salvano Srl- Roero Arneis 2005
Roero Arneis

IL DISCIPLINARE IN SINTESI
Riconoscimento della D.O.C. : D.P.R. del 31 gennaio 1989
Vitigno: Arneis Zona di produzione: l’intero territorio amministrativo dei comuni di Canale, Corneliano, Piobesi d’Alba, Vezza d’Alba e parte dei territori dei Comuni di: Baldissero d’Alba, Castagnito, Castellinaldo, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà d’Alba, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d’Alba, Pocapaglia, Priocca, Santa Vittoria d’Alba, Santo Stefano Roero, Sommariva Perno. Produzione massima per ettaro: 100 quintali per ettaro Invecchiamento minimo per legge: non previsto, è vino comunque da bersi giovane Gradazione alcolica minima complessiva: 10,5° Acidità totale minima: 5 per mille Estratto secco minimo: 15 g/litro
LE CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
Colore: giallo paglierino con riflessi verdolini o dorati a seconda dello stile del produttore. Profumo: ha bouquet fresco, tenue e delicato, sottile ed elegante, invitante nei sentori tipici di ginestra e camomilla, ben armonizzati con sensazioni di frutta, in particolare la pesca e a volte il melone.
Sapore: secco, asciutto, senza cedimenti, di buona eleganza, piacevolmente secco con vena acidula fresca e persistente, gradevolmente amarognolo, erbaceo. Retrogusto leggermente mandorlato.
Tratto da: v Albo vigneti, pubblicazione a cura della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Cuneo. v AAVV., Atlante delle etichette del Nebbiolo d’Alba e del Roero, edito a cura dell’Associazione Vignaioli Piemontesi, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Cuneo, giugno 2001.

Grappolo Uva Arneis

Grappoli Uva Nebbiolo

Enoabracos,
Simone Ferreira
LCB

Consorzio Tutela dell'Asti DOCG


Costituzione
Il Consorzio per la tutela dell'Asti è stato ufficialmente costituito il 17 dicembre 1932 e riconosciuto nel 1934. La sua opera iniziale fu quella di far verificare sotto la sola denominazione di "ASTI" il vino tutelato, di definire la zona di origine, il vitigno, la tecnica di preparazione, la tipologia finale. La denominazione iniziale fu quella di "Consorzio per la Difesa dei Vini Tipici Moscato d'Asti Spumante e Asti Spumante".Il fatto di accentrare nella sola denominazione ASTI l'attenzione del mercato, ebbe una risonanza fondamentale ai fini dell'unificazione dei tipi e quindi della possibilità di poter disporre, da parte della produzione, di una sufficiente quantità di vino atta a soddisfare l'esigenza commerciale e di effettuare una efficace azione promozionale.Il territorio di produzione, individuato nel 1931, è in pratica il medesimo di quello attuale, delimitato dal Disciplinare di Produzione dell'Asti docg e ciò dimostra la validità dell'azione e la lungimiranza di coloro che dell'Asti si occupano fin da quegli anni.Il marchio consortile (il patrono di Asti, San Secondo, a cavallo) fu la prima immagine di tipicità e garanzia che alla fine della seconda guerra mondiale dette una ventata di fiducia agli operatori piemontesi ed ai consumatori di tutto il mondo con i quali l'Italia faticosamente riprendere gli scambi commerciali.

Moscato d'Asti Salvano Srl 2005
Il Moscato d’Asti DOCG

Con l'entrata in vigore della Denominazione d'Origine Controllata e Garantita "ASTI", le due storiche tipologie sono differenziate fin dal vigneto. Così il Moscato d'Asti assume completa autonomia e conferma dell'interesse dei consumatori e dei riconoscimenti conquistati negli ultimi anni grazie all'azione meritoria di alcuni produttori. Dolce ma non stucchevole, con l'inimitabile aroma dell'uva di origine, delicato ed intenso, che ricorda il glicine ed il tiglio, la pesca e l'albicocca con sentori di salvia, limone e fiori d'arancio, il Moscato d'Asti rappresenta uno dei prodotti più caratteristici della viticoltura piemontese. Prodotto quasi esclusivamente da aziende di dimensioni medio piccole o da cantine cooperative che trasformano solamente le uve dei propri vigneti, il Moscato d'Asti ha raggiunto livelli qualitativi straordinari grazie alla diffusione della moderna tecnologia enologica, in particolare quella del freddo, che ha consentito di mantenere nel vino gli aromi ed i sapori del frutto e, nello stesso tempo, di stabilizzare il prodotto permettendone la conservazione ed il trasporto. I quantitativi annuali prodotti sinora (dai 5 ai 6 milioni di bottiglie) sono una piccola ma importante parte del vigneto moscato che viene commercializzata, appunto, come "Moscato d'Asti". Il Consorzio dell'Asti tutela anche il Moscato d'Asti che, pertanto, è sottoposto agli stessi controlli da sempre messi in atto sull'Asti Spumante. Con la docg, inoltre, molte aziende vitivinicole dirette produttrici si sono iscritte al Consorzio al fine di tutelare il prodotto dalle imitazioni e per far crescere il livello qualitativo e valorizzare l'immagine, peraltro già alta, del prodotto.

Uva Moscato

Caratteristiche Organolettiche

Il caratteristico aroma dell’Asti e del Moscato d’Asti nasce dall’unione di composti terpenici a bassa soglia olfattiva contenuti nell’uva moscato con i composti volatili che si formano durante la fermentazione della stessa.Si comprende quindi come sia importante la carica aromatica dell’uva, in quanto, più essa è elevata, tanto più intenso sarà l’aroma del prodotto finito. I terpeni sono rappresentati da composti di diversa natura chimica: Sesquiterpeni, Ossidi, Alcoli mono, di e tri-idrossilati, Idrocarburi terpenici e dai glicosidi allo stato di monosaccaridi e disaccaridi. Questi ultimi, però, proprio per la presenza all’interno della molecola del legame con lo zucchero, risultano scarsamente volatili e quindi olfattivamente non avvertibili. Il moscato è caratterizzato dalla presenza di quantità elevate di tarpeni liberi tra cui il linalolo (250-900 ug/l a seconda delle annate) quale alcole terpenico monoidrossilato principale, ma a comporre l’inconfondibile profumo concorrono anche gli altri terpeni e loro derivati che nella giusta proporzione hanno anch’essi una notevole influenza.Si riscontrano quantità elevate di ossidi piranici del linalolo (150-300 ug/l), di diendiolo 1 (1000-2500 ug/l) e tenori più modesti di nerolo e geraniolo (30-150 ug/l).La presenza degli ossidi furanici, dell’alfa terpineolo, dell’Ho trienolo e dell’endiolo (presenti a livello di pochi microgrammi nel prodotto fresco) in quantità più elevate può rappresentare un indice di invecchiamento fisiologico del prodotto oppure, se il vino è giovane, indice di conservazione non adeguata. L’elevata acidità, la temperatura elevata e l’esposizione alla luce sono infatti i fattori che rendono più veloci le normali trasformazioni della struttura chimica dei terpeni nel tempo. Si evidenzia, quindi, la necessità di consumare l’Asti ed il Moscato d’Asti giovani al fine di apprezzare l’aroma del moscato nella sua completa intensità e tipicità.

Grappolo di uve Moscato
TECNOLOGIA DI PRODUZIONE

L’uva , parzialmente pigiata o intera, viene esaurita con le presse a polmone ed il mosto così ottenuto (max 75 litri ogni 100 quintali di uva) è refrigerato a basse temperature allo scopo di evitare l’avvio di fermentazioni indesiderate; quindi ripulito dalle particelle solide in sospensione mediante l’utilizzo di coadiuvanti di chiarifica, centrifugato e/o filtrato e mantenuto in celle frigorifere a zero gradi fino all’utilizzo per l’elaborazione finale.
Durante il periodo di conservazione del mosto refrigerato è necessario ricorrere periodicamente alla filtrazione al fine di evitare l’innesco di fermentazione spontanee ed indesiderate.
Per il Moscato d’Asti la tecnica di lavorazione ricalca quella dell’Asti. La fermentazione viene in questo caso arrestata a valori prossimi ai 5 gradi alcolici. Ne risulta un prodotto con una quantità di zuccheri maggiore ed un contenuto di anidride carbonica che in bottiglia non supera il valore di 1.7 bar.

Uve Moscato

Area di produzioneLanghe e Monferrato, le zone del Piemonte in cui nascono le uve di Moscato bianco da cui si ottengono l'Asti docg ed il Moscato d'Asti docg. L'area di produzione, delimitata ufficialmente fin dal lontano 1932, comprende 52 Comuni delle province di Alessandria, Asti e Cuneo. La superficie del vigneto a Moscato bianco è di 9120 ettari, suddivisa tra oltre 6800 vignaioli.La zona del Moscato bianco è situata nel sistema collinare alla destra del fiume Tanaro dove i terreni hanno le stesse origini geologiche e quindi le stesse caratteristiche, sia che appartengano all'Alto Monferrato, sia che si riconoscano nelle Langhe: assenza di rocce e struttura estremamente friabile, con frequenti frane, soprattutto dopo le piogge. Più aspre le Langhe, più dolci le colline del Monferrato: due paesaggi diversi ma decisamente attraenti dove niente è scontato ed oleografico, dove nulla si ripete, tanto mutevole e sorprendente è lo scenario che si presenta al visitatore anche più attento e smaliziato. Dove regna la vite, che prospera in filari ordinati, curati, preziosi, capaci di rendere inconfondibile e irripetibile la straordinaria scena del sud Piemonte.
I 52 Comuni dell'Asti e del Moscato d'Asti docg
Provincia di Asti:
Bubbio, Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Castagnole Lanze, Castel Boglione, Castelletto Molina, Castelnuovo Belbo, Castel Rocchero, Cessole, Coazzolo, Castiglione di Asti, Fontanile, Incisa Scapaccino, Loazzolo, Maranzana, Mombarazzo, Monastero Bormida, Montabone, Nizza Monferrato, Quaranti, San Marzano, Moasca, Sessame, Vesine, Rocchetta Palafea e San Giorgio Scarampi
Provincia di Cuneo:
Camo, Castiglione Tinella, Cossano Belbo, Mango, Neive, Neviglie, Rocchetta Belbo, Serralunga d'Alba, Santo Stefano Belbo, Santa Vittoria d'Alba, Treiso, Trezzo Tinella, Castino, Perletto e le frazioni di Como e San Rocco Seno d'Elvio del comune di Alba
Provincia di Alessandria:
Acqui Terme, Alice Bel Colle, Bistagno, Cassine, Grognardo, Ricaldone, Strevi, Terzo, Visone

Informações retiradas do site do Consorzio do Vinho Moscato d'Asti
Enoabraços,
Simone Ferreira
LCB

Toscana X Piemonte- Parte II

As Regiões Piemonteses e Toscanas foram presenteadas com paisagens lindas, exuberantes e com terras ferteis e excelentes para a plantação, desenvolvimento e criação de uvas para a produção de seus vinhos. Entre as bacas mais famosas estão as uvas Nebbiolo (para produção de Barolo e Barbaresco) e a Sangiovese (para produção dos Chiantis e Brunello).

Nas duas regiões existem muitos tipos de vinhos, entre eles estão:

Toscana
-07 tipos de vinhos considerados DOCG (Denominação de Origem Controlada e Garantida)
São eles: Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Chianti Rufina, Vernaccia di san Gimignano, Vino Nobile di Montepulciano e Morelino di Scansano.
-36 tipos de vinhos considerados DOC (Denominação de Origem Controlada).

Piemonte
-09 tipos de vinhos considerados DOCG (Denominação de Origem Controlada e Garantida)
São eles: Barolo, Barbaresco, Dolcetto di Dogliani, Roero Arneis, Brachetto d'Acqui, Moscato d'Asti, Gattinara, Ghemme e Gavi.
-45 tipos de vinhos considerados DOC ( Denominação de Origem Controlada).

La Casa di Bacco, escolheu para fazer parte de sua linha de produtos.

Os vinhos:
DOCGs Toscanos; Brunello di Montalcino, Chianti Classico e Chianti Rufina.

DOCGs Piemonteses; Barolo, Barbaresco, Roero Arneis, Moscato d'Asti e Gavi.

Safras disponiveis:
Podere Brizio Brunello di Montalcino- 1999 e 2000
Vecchie Terre di Montefili Chianti Classico- 2002
Fattoria I Veroni Chianti Rùfina- 2003
Salvano Barolo- 2001
Salvano Barbaresco- 2003
Salvano Roero Arneis- 2005
Salvano Moscato d'Asti- 2005
Fratelli Serio & Battista Barolo Cannubi- 1999 (Riserva) e 2000
Fratelli Serio & Battista Barbaresco- 2000 (Riserva)
Para maiores detalhes entre em contato conosco.
Enoabraços,
Simone Ferreira
LCB

Toscana X Piemonte

TOSCANA
Brunello di Montalcino D.O.C.G. (D.M. 19/5/1998 - G.U. n.133 del 10/6/1998)
rosso, riserva (Sangiovese grosso - loc. Brunello)
Il vino deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento di almeno quattro anni (cinque per la riserva) e affinato, per almeno tre anni di detto periodo, in contenitori di rovere di qualsiasi dimensione; successivamente deve essere sottoposto a un periodo di affinamento in bottiglia di almeno quattro mesi (almeno sei mesi per il tipo riserva). Tale obbligo decorre a partire dal prodotto dell'annata 1994.

Chianti D.O.C.G. (D.M. 10/3/2003 - G.U. n.73 del 28/3/2003)
prevede sette sottozone: Colli Fiorentini, Rufina, Montalbano, Montespertoli, Colli Senesi, Colli Aretini e Colline Pisane:rosso, riserva, superiore (75-100% Sangiovese, max 10% Canaiolo, max 10% Trebbiano toscano e/o Malvasia del Chianti, possono concorrere altre uve a bacca rossa racc. e/o aut. per le rispettive province max 15% (20% per le sottozone, purché ciascun vitigno non superi il 10% del totale))

Chianti Classico D.O.C.G. (D.M. 13/9/2005 - G.U. n.227 29/9/2005)
rosso, riserva (Sangiovese - loc. Sangioveto - 80% min., possono concorrere altre uve a bacca rossa racc. e/o aut. nelle unita' amministrative della zona di produzione prevista dal disciplinare max. 20%);dalla vendemmia 2006 non possono più concorrere alla produzione di detto vino i vitigni Trebbiano toscano e Malvasia bianca

Rosso di Montalcino D.O.C. (G.U. n.148 del 26/6/1996)
Sangiovese grosso (Brunello)

Sant'Antimo D.O.C. (D.M. 18/1/1996 - G.U. n.26 del 1/2/1996)
bianco (Chardonnay, Malvasia del Chianti, Sauvignon, Pinot bianco, Pinot grigio, Trebbiano toscano);bianchi monovarietali: Chardonnay, Sauvignon, Pinot grigio;rosso, Novello (Cabernet franc e Sauvignon, Canaiolo, Merlot, Pinot nero, Sangiovese);monovarietali rossi: Cabernet sauvignon, Merlot, Pinot nero;Vin Santo (Trebbiano toscano, Malvasia bianca); Vin Santo secco, amabile, riserva (Trebbiano toscano, Malvasia bianca);Vin Santo Occhio di Pernice (anche riserva) (Sangiovese, Malvasia nera)

Vin Santo del Chianti D.O.C. (D.M. 28/8/1997 - G.U. n.226 del 27/9/1997)
bianco, riserva (Trebbiano toscano, Malvasia);rosato, riserva, Occhio di Pernice (Sangiovese), stesse sottozone del Chianti.
PIEMONTE


Barbaresco(D.M. 21/2/2007 - G.U. n.51 del 2/3/2007)
rosso, riserva: nebbiolo (Lampia e Michet, mentre la varietà Rosé non è più ammessa); per il Barbaresco e il Barbaresco Riserva la resa di uva massima consentita è di 80q/Ha, mentre per gli stessi vini con menzione geografica aggiuntiva o "Vigna", viene ridotta a 72q/Ha (con un titolo alcolometrico minimo di 12% e 12,5%);la resa massima dell'uva in vino finito al termine del periodo di invecchiamento obbligatorio non dovrà essere superiore al 70% per Barbaresco e Barbaresco Riserva, al 68% per gli stessi vini con menzione "vigna", mentre la produzione massima di vino è 56 hl/ha e 54,4 hl/ha;il periodo di invecchiamento minimo obbligatorio, con decorrenza dal 1° novembre dell'anno di raccolta, è di 26 mesi (di cui 9 in legno) per il Barbaresco e 50 mesi (di cui 9 in legno) per il Barbaresco Riserva;la denominazione "Barbaresco" e "Barbaresco Riserva" può essere seguita da una delle seguenti menzioni geografiche:Albesani, Asili, Ausario, Balluri, Basarin, Bernadot, Bordini, Bricco di Neive, Bricco di Treiso, Bric - Micca, Ca' Grossa, Canova, Cars, Casot, Castellizzano, Cavanna, Cole, Cottà, Currà, Faset, Fausoni, Ferrere, Gaia-Principe, Gallina, Garassino, Giacone, Giacosa, Manzola, Marcarini, Marcorino, Martinenga, Meruzzano, Montaribaldi, Montefico, Montersino, Montestefano, Muncagta, Nervo, Ovello, Pajè, Pajorè, Pora, Rabajà, Rabaja-Bas, Rio Sordo, Rivetti, Rizzi, Roccalini, Rocche Massalupo, Rombone, Roncaglie, Roncagliette, San Cristoforo, San Giuliano, San Stunet, Secondine, Serraboella, Serracapelli, Serragrilli, Starderi, Tre Stelle, Trifolera, Valeirano, Vallegrande e Vicenziana;ciascuna menzione geografica può essere accompagnata dalla menzione "Vigna" e dal relativo toponimo, purché il vigneto abbia raggiunto un'età minima di 7 anni

Barolo(D.M. 1/7/1980 - G.U. n.21 del 22/1/1981)
rosso, riserva: nebbiolo (Lampia, Michet e Rosé), anche Chinato

Roero(D.M. 23/3/2006 - G.U. n.85 del 11/4/2006)
Arneis, Arneis spumante: (arneis);rosso, riserva (min. 95% nebbiolo, max 5% altre uve a bacca rossa non aromatiche idonee alla coltivazione nella regione Piemonte)

Barbera d'Alba(D.M. 23/1/2001 - G.U. n.37 del 14/2/2001)
rosso, superiore (barbera)

Dolcetto d'Alba(D.P.R. 18/11/1987)
rosso, superiore (dolcetto)

Dolcetto di Diano d'Alba o Diano d'Alba Superiore(D.M. 14/9/2006 - G.U. n.221 del 22/9/2006)
rosso, superiore (dolcetto)

Langhe(D.M. 22/08/2001 - G.U. n.209 dell'8/9/2001)
bianco, rosso (uve racc. e/o aut. per la provincia di Cuneo); monovarietali bianchi: arneis, chardonnay, favorita (possono concorrere altre uve a bacca bianca non aromatiche, racc. e/o aut. per la provincia di Cuneo max. 15%); monovarietali rossi: nebbiolo, dolcetto, freisa (possono concorrere altre uve a bacca rossa non aromatiche, racc. e/o aut. per la provincia di Cuneo max. 15%)

Nebbiolo d'Alba(D.P.R. 13/11/1985 - G.U. n.293 del 13/12/1985)
rosso, spumante (nebbiolo)

Asti o Moscato d'Asti(D.M. 1/7/1980 - G.U. 22/1/1981)(D.M. 14/08/1995)
bianco, spumante, frizzante (Moscato Bianco)

Essas duas famosas e maiores regiões Italianas produtoras de vinhos. São o berço dos melhores vinhos produzidos na Itália.
Por esta razão foram escolhidas pela nossa empresa La Casa di Bacco para preencher nosso catálgo com seus produtos.
As classificações dos vinhos acima são vinhos de altíssima qualidade que fazem parte do nosso portfoglio.
Nossas empresas Piemonteses são: Fratelli Serio Battista Borgogno (Barolo, Collina Cannubi) e Salvano Srl (Diano d'Alba).
As empresas Toscanas são: Azienda Agricola Podere Brizio (Montalcino), Fattoria I Veroni (Pontassieve) e Tenuta Vecchie Terre di Montefili (Panzano in Chianti).
Enoabraços,
Simone Ferreira
LCB

domingo, 25 de maio de 2008

O Guru Italiano Roberto Bellini

Caros Enoamigos,

O Sig. Roberto Bellini e um viticultor nascido a Brescia que nos anos '70 foi para Montalcino e iniciou a sua vida com o vinho. Seu bisavô Sig. Guiseppe mais conhecido como Pepù durante sua vida foi também um viticultor a sua maneira na cidade de Brescia.

O Sig. Bellini em 1972 adquiriu a propriedade da Chiesa Santa Restituta em Montalcino que até então era propriedade da igreja( a empresa foi considerada a mais bella nos anos '70).

A partir dai ele iniciou a reestruturação e mudanças no local durante os anos de 87 a 89 ele restaurou a cantina no subsolo, implantou locais para vinificação do vinho, desenvolveu e cultivou videiras para a produção do vinho mais aclamado da Toscana o Brunello.

Desenvolvendo vinhos de altíssima qualidade e premiados. Em 1994 o Sig. Angelo Gaja foi para Montalcino e se associou ao Sig. Bellini. Com a nova sociedade a Chiesa Santa Restituta teve o nome modificado para Pieve Santa Restituta. As terras da Podere Brizio que desde sempre tinham videiras eram alugadas para a Pieve Santa Restituta e toda a produção de Sangiovese iam para vinificação dos vinhos Brunello da Pieve Santa Restituta. Em 1996 Sig. Bellini vendeu a propriedade para o Sig. Gaja e se associou a Podere Brizio iniciando assim uma nova história de sucesso na sua vida.

Além de ser sócio da Podere Brizio ele possui também a Azienda Agricola Fonteantica, onde são plantadas as uvas para a produção de seus vinhos que levam a sua marca o famoso: Pupa Pepù, Leonensis e o Vinsanto. Hoje as empresas são uma única a Podere Brizio.

Segue abaixo um pouco de história:



Os Vinhedos da Azienda Agricola Fonteantica estão localizados no lado sul da colina de Montalcino, na zona de Castelnuovo dell’ Abate na localidade de Sesta, a uma altitude de cerca 200/250m s.l.m. com uma perfeita exposição a sul/oeste. A superfície total é de 32 hectares dos quais 12,50 são plantados com uvas Merlot, Cabernet Sauvignon, Trebbiano, Malvasia, Sangiovese e San Colombano. A composição do terreno é “galestro” e “alberese”.A cantina para vinificação e envelhecimento dos vinhos está localizada na sua outra empresa Podere Brizio em localidade Tavernelle.

Roberto Bellini considerado uma espécie de “Guru” entre os produtores italianos foi proprietário da Azienda Agraria Chiesa di Santa Restituta, que agora pertence a um outro produtor Piemontese. Nesta empresa por muitos anos produziu vinhos premiados a Bordeaux, Vinitaly, Expovina, Duja d’Or e muitos outros.Atualmente na sua nova empresa produz vinhos de altíssima qualidade que já chegaram ao topo da qualidade e já foram reconhecidos mundialmente são eles:

Pupà Pepu : um grande e extraordinário vinho produzido com uvas Merlot e Cabernet Sauvignon.

Leonensis : vinho produzido com uvas Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon.

VinSanto Sant’Antimo: produzido com uvas Trebbiano, Malvasia e San Colombano.

Sig. Roberto Bellini

Vinho Brunello di Montalcino safra 1974, produzido pela Chiesa Santa Restituta com Sig Bellini

Uvas Merlot para produção do Pupa Pepù


Videiras do Pupa Pepù

Sig. Roberto Bellini e Simone Ferreira

Pequenos comentários:


Le antichissime origini della Chiesa di Santa Restituta sono testimoniate da diversi documenti storici, alcuni dei quali risalenti al VII secolo. L'edificio, che ha radici paleocristiane, ha subìto nel corso del tempo numerose e radicali trasformazioni; la forma definitiva è stata delineata con l'ultimo rimaneggiamento, risalente alla fine del '700. La proprietà è rimasta alla Chiesa dalle sue origini fino al 1972, anno in cui è passata nelle mani di Roberto Bellini. Questi ha portato a termine tra il 1987 e il 1989 consistenti opere di ristrutturazione, quali l'impianto di nuovi locali di vinificazione e il restauro delle antiche cantine interrate. Dagli anni '90 l'azienda appartiene ad Angelo Gaja. By EVERYWINE. BIZ




A Montalcino, per esempio, la storia del bresciano Roberto Bellini è esemplare. Arrivato nella "città dei lecci" negli anni Settanta creò una delle più belle aziende dell'epoca, Pieve di Santa Restituta. Nella metà degli anni Novanta l'incontro con Angelo Gaja porta alla formazione di una joint-venture. Dopo tre anni, però, cede a Gaja la sua parte. Ma nemmeno per Roberto Bellini è arrivato il momento di stare in panciolle. Da settantenne volitivo qualE è non ci pensa su troppo e visto che dagli anni Settanta la sua azienda già gestiva il Podere Brizio, di proprietà dei Cannoni-Mazzi, subentra nel 1996 come socio paritario rinnovando la collaborazione con Patrizia Mazzi. By WINE NEWS.



The story of Pieve di Santa Restituta is filled with history and promise. A Pieve is a parish church, and it is the parish church of Santa Restituta that stands on the property and gives it its name. The church itself is named for Santa Restituta, who was martyred in Carthage at the time the Christians were forced to flee Africa. In the late fourth century some of his followers settled in Tuscany, where they established a church, Pieve di Santa Restituta, in Montalcino. The church that stands on the property was restored in the Romanesque style in the twelfth century. The twelfth century also provides the first written record of wine produced on the property. Wine has been produced on the property for over seven centuries. Red wine from this estate was listed among those offerings that were presented to the Bishop of Arezzo, (the Diocese in which Pieve di Santa Restituta is located) in 1312.
In 1972 Roberto Bellini, a businessman from Brescia, and his wife Franca purchased the estate and carefully developed and cultivated the vineyards, planted new vineyards, and built a new winemaking facility. They named the estate and the wine La Chiesa di Santa Restituta. The Bellinis recognized the potential of this land and understood that it was capable of producing Brunellos of exceptional quality. In recent years they sought a partner who could help them realize their ambition of producing wines of exceptional quality that are the highest expression of the site. The man to whom the Bellinis turned was the inimitable Angelo Gaja. BY WINE NEWS

Nossa Importadora tem exclusividade nos vinhos da Podere Brizio e Roberto Bellini.
Para detalhes entrem em contato conosco.
Enoabraços,
Simone Ferreira
LCB

quarta-feira, 21 de maio de 2008

Consorzio Chianti Classico Gallo Nero



Consorzio Chianti Classico Gallo Nero
A Toscana é uma região conhecida em todo o mundo como e berço de grandes vinhos. Entre eles está o Chianti Clássico que também é famoso pela sua etiqueta que vêm reproduzida um galo negro.

Vamos conhecer essa história...

O Símbolo que identifica todo o território do Chianti Classico é o Gallo Nero, a sua origem está perdida no tempo e vem contada uma bonita legenda que fala da rivalidade ente Sienna e Firenze nos anos medievais.

As duas cidades toscanas para colocar um fim a sua interminável guerra decidiram confiar a definição das suas fronteiras a uma diferente prova entre os dois cavaleiros: onde eles se encontrassem partindo ao amanhacer das respectivas cidades ao canto do galo, ali seria o limite entre as duas repúblicas.

Os senesis criaram e mimaram para esta tarefa um belo galo branco, que logo estaria gordinho pelo excessso de comida, os Fiorentinos escolheram um galinho negro cujo davam tão pouco para comer que no dia fatídico começou a cantar antes mesmo que chegasse o amanhecer.

E assim o cavaleiro fiorentino partiu muito cedo e somente quando chegou a Fonterutoli- uma dezena de quilômetros de Siena- encontrou o cavaleiro senese: foi por isso que quase todo o território do Chianti Clássico passou para a jurisdição da república gigliata.

Se esta e uma legenda e portanto um fato que o Consorcio escolheu este símbolo antigo de sete séculos como garantia de seus vinhos.


Mapa de Greve in Chianti na entrada da cidade.


O Gallo Nero símbolo maior de toda a Região do Chianti Classico


Entrada de Greve in Chianti muito bem representada pelo histórico símbolo do Gallo Nero.



Nosso Vinho Chianti Classico da Tenuta Vecchie Terre di Montefili que está localizada em Panzano in Chianti.
Temos em estoque a safra de 2002. Para maiores detalhes entre em contato conosco.
Enoabraços e até a próxima,
Simone Ferreira
LCB




segunda-feira, 12 de maio de 2008

Degustação de Vinhos Italianos DOCG da Toscana

Caros Enoamigos,

O nosso caro Enoamigo Luiz Otávio de Piracicaba. Esta organizando uma Degustação com os vinhos DOCGS da Toscana. Dos 07 vinhos apresentados 03 são da nossa Importadora, são eles:

1- I Veroni Chianti Rufina 2003
2- Vecchie Terre di Montefili Chianti Clássico 2002
3- Azienda Podere Brizio Brunello di Montalcino 2000

Segue os detalhes do evento:


DEGUSTAÇÃO DE VINHOS ITALIANOS DOCGs da TOSCANA
Importadoras La Casa di Bacco e Vinci

LOCAL: ENOPIRA
Rua Mamede Freire nº 79 Piracicaba SP
Fone: (019) 34241583- 82040406
DIA: 21/05/2008 HORÁRIO: 20:00 hs

VINHOS APRESENTADOS

1- Piccini Vernaccia di San Giminiano 2006
2- I Veroni Chianti Rufina 2003
3- V.T.de Montefili Chianti Clássico 2002
4- Ambra Carmignano Ris.Vigne Alta Montabiolo 2000
5- Le Pupille Morelino di Scansano Poggio Valente 2000
6- Dei Vino Nobile di Montepuciano 2001
7- Podere Brizio Brunello di Montalcino 2000
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Após a degustação será servido: Tagliatelle paglia e fieno com gorgonzola

PREÇO POR PESSOA: R$ 100,00
VAGAS LIMITADA A 15 PESSOAS
CONTATO: LUIZ OTÁVIO E-Mail- luizotaviol@uol.com.br

Enoabraços,
Simone Ferreira
LCB

sábado, 10 de maio de 2008

Jantar

Caros enoamigos,

No dia 08 de maio (ultima quinta- feira) fizemos um Jantar Harmonizado com os Vinhos Piemonteses da Azienda Salvano Srl, para comemorar o aniversario de 3 anos da nossa Importadora. O evento foi realizado no Restaurante La Finestra em Copacabana que fica localizado dentro do Hotel Rio Internacional.

Gostaria de agradecer todos os Enoamigos que prestigiaram e compareceram ao evento. Tambem agradeco publicamente a Adriana Monteiro e Daniel Brooking(Assistente e Gerente da A& B do Hotel, respectivamente) que ajudaram a concretizar este Jantar. Agradeço o Maitre Amarildo e todos os simpáticos garçons do Restaurante. E finalmentec ao Mike Taylor que fez a harmonização do Jantar antes de fazer a sua viagem para São Paulo.

Espero que a noite tenha sido agradável para todos e aguardo todos vocês no nosso próximo evento!!!
Segue abaixo as fotos da noite:



Claudia, Simone, Joao, Celso e Silvio

Amarildo, Elaine, Simone e os meninos do Restaurante

Vinhos apresentados: Barolo, Barbaresco, Langhe Chardonnay e Moscato d'Asti

Celso. Joao, Silvio, Claudia, Livia e George
Jane, Flavio, Katia, Ricardo, Maria Luiza, Valeria e Jose

Sr. Luis Fernando Mello e Sra. Cristina Mello
Kathleen, Marcelle, Jorge, Cristina, Mauro e Erich
Sr. Frank e Sra.Carla Rudiger e na mesa atras Sr. e Sra. Gagnebin
Sr. Elias e Sr. Sidney
Sr. Adyr e Sra.Devana
Sras. Wima e Alzira e Srs. Jose Gils e Carlos Marcos
Elaine e Eduardo
Henrique e Hamilton
Marcelo, Juliara, Ivana e Marcio


Enoabracos,
Simone Ferreira
LCB